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seguendo le stelle...

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10. Taglia Biscotto a  Stella Cometa
Ho scritto Stella Cometa su Google e ho trovato una marea di articoli, inchieste, ricostruzioni sulla storicità vera o presunta del fenomeno astronomico che guidò i Magi verso Betlemme e Gesù appena nato. L’arido algoritmo che spia le mie ricerche e i miei gusti da tempo immemore, non ha capito proprio niente di me! Chi se ne importa della natura dell’Astro, del cielo di Gerusalemme nella notte di Natale di duemila anni fa, della coda, delle congiunzioni planetarie e di chi ha visto e raccontato la stella in accordo o in disaccordo con i testi biblici. Cercavo la storia di tre uomini che hanno seguito la luce, un sogno, una stella. Ma l’arido algoritmo non legge poesie, non conosce l’uso della metafora e del trasferimento di simboli. Non è abituato a seguire stelle, solo numeri!
                                                      *   *   *

A volte il guerriero della luce ha l’impressione di vivere due vite nello stesso tempo. In una è obbligato a fare tutto ciò che non vuole, a lottare per idee nelle quali non crede. Ma c’è anche un’altra vita, ed egli la scopre nei sogni, nelle letture, negli incontri con gli uomini che la pensano come lui. Il guerriero consente sempre alle due vite di avvicinarsi. “ C’è un ponte che collega quello che faccio con ciò che mi piacerebbe fare”, pensa. A poco a poco, i suoi sogni cominciano a impadronirsi della vita di tutti i giorni, finchè egli avverte di essere pronto per ciò che ha sempre desiderato. Allora basta un pizzico di audacia, le due vite si fondono, e si trasformano in una sola.
Manuale del guerriero della luce. 
 P. Coelho

Buone stelle amici miei, stasera vi auguro il coraggio di seguire le comete, e di attraversare ponti, verso i vostri sogni!

Gentile da Fabriano Adorazione dei Magi 1423 Uffizi


Cupcake 4/4

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11. Svuota Cupcake
La casellina di oggi è un oggetto del mistero. Lo so, sembrerebbe un ciuccio per bebè. In realtà si tratta di uno svuota Muffin, o Plunger che dir si voglia, ed è un aggeggino che bisognerebbe comprare solo se si ha una Sweet Bakery, un’orda di bambini affamati a tutte le merende, o la passione sfrenata per la pasticceria americana. Io non ho nessuna delle tre, eppure ho il magico scavino!
In realtà può essere sostituto benissimo da un mini copa pasta, o da un coltellino + delicatezza. Ma dato che l’ho trovato a 99 cent. è salito anche lui sul barcone degli irrinunciabili orpelli da pasticceria di Betulla. Così quando sforno muffin o cupcake, e voglio donare loro un cuore pulsante di marmellata, o di crema, voilà: in un attimo estraggo il cuore del dolcetto, farcisco e richiudo come se niente fosse. Ah, va benissimo anche se volete semplicemente che la panna della farcitura penetri un pochino più all’interno del dolce!

Dolce facilissimo, da fare con il cervello in stand by e il cuore altrove. Fruste elettriche alla mano (ne basta una sola), e in 30 minuti esatti avrete davanti una teglia di mini 4/4 da farcire con fantasia. Buona merenda!

"Cupcake 4/4"

Ingredienti per circa 14 cupcake:
150 g di burro
150 g di zucchero
150 g di farina 00
3 uova
1 bustina di lievito per dolci
la polpa di mezza bacca di vaniglia
il succo di un limone

per decorare:
panna montata zuccherata
marmellata di fragole o albicocche
e codette colorate

Procedimento:
- Fare ammorbidire il burro tagliato a dadini a temperatura ambiente 8o con un giro di giostra nel microonde). Poi trasferirlo in una terrina capiente, e con le fruste elettriche montarlo bene con lo zucchero. Aggiungere le uova intere, una per volta. Infine la farina setacciata col il lievito. Aggiungere ancora polpa della bacca di vaniglia e il succo del limone. Mescolare bene, poi trasferire l’impasto nei pirottini di carta per cupcake. Riempirli solo per ¾, eventualmente regolarsi con la pinza per fare le palline di gelato, che è un ottimo misurino! Cuocere in forno già caldo (180°) per 20 minuti circa.
-Per servire attendere che i cupcake siano appena tiepidi, svuotarli con l'apposito scavino o con un coltellino, farcirli con un cucchiaino di marmellata di fragole o albicocche, secondo i gusti, poi completare con un bel ciuffo di panna montata lievemente zuccherata e una spolverata di codette colorata. Ideali per le feste dei bambini...o per tornare piccoli a merenda!


p.s:con questa ricetta partecipo al contest di Jessica Questi morbidi dolcini mi sembrano l'ideale per una festa di compleanno, abbastanza golosi per piacere alla piccolina di casa, e anche un piccolo omaggio alle tue origini americane! Auguri!!!
 

Biscotti pain d'épice

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12. Taglia Biscotti a stella
C’è chi lo ama talmente tanto da averlo trasformato in un aroma da candele. Io però sono fisiologicamente incapace di scegliere la via più breve, per cui se voglio la casa profumata di Pain d’épicel’unica cosa logica che mi viene in mente è mettermi a impastare. Biscotti però, perché questo calendario è per fabbricanti dibiscotti e pazienza ... 

p.s: come Fair Food Blogger del Circolo del Cibo, e anche come essere pensante, sono tendenzialmente per le spezie eque portatrici di bontà sulle nostre tavole e di dignità e diritti nelle vite altrui. Il pan di spezie è però uno dei pochi casi in cui sinceramente consiglio di affidarsi ad una miscela già pronta, (che ahimè non è ancora prodotta da Altromercato)! Questo non solo per comodità, o pigrizia, ma perché le miscele appositamente studiate per il pan di spezie o per Gingerbread sono più equilibrate e rotonde nel risultato finale. Modesto parere, e modesto consiglio, nulla vi vieta l'home made unendo cannella, chiodi di garofano, noce moscata, macis, cardamomo, zenzero. Per tutto il resto (zucchero di canna,  vaniglia e miele) però mi raccomando: W l'Equo e solidale, specialmente a Natale!

“Biscotti Pain d’épice”

Ingredienti:
270 g di farina 00*
90 g di burro
90 g di zucchero di canna*
90 gr di acqua
70 g di miele*
10 g di lievito vanigliato per dolci (2 cucchiaini circa)
la polpa di 3 cm di bacca di vaniglia*
scorza di arancia essiccata o grattugiata fresca

 *prodotti Altromercato
Procedimento:
-Mettere in un pentolino l’acqua, il miele, lo zucchero, la miscela di spezie, la polpa di bacca di vaniglia e la scorza d’arancia. Scaldare il tutto mescolando con cura. Quando il composto raggiunge l'ebollizione spegnere il fuoco, e aggiungere il burro tagliato a dadini. Mescolare fino al suo completo scioglimento.
-In una ciotola capiente setacciare la farina e il lievito. Unirvi il composto liquido appena raffreddato colandolo poco per volta sulla farina. Mescolare con una forchetta sino ad avere un impasto omogeneo e scuro. Avvolgere la pasta nella pellicola per alimenti e metterla a riposare in frigorifero per un paio d’ore.
-Trascorso questo tempo l’impasto si sarà rassodato e sarà lavorabile come una comune pasta frolla. Dividerlo in due parti e, sulla spianatoia infarinata, stenderlo con un mattarello sino ad avere una sfoglia di circa 5mm di spessore. Formare i biscotti con una formina a stella sino all’esaurimento dell’impasto, e sistemarli su una teglia coperta con carta da forno. Cuocere in forno già caldo a 170° per 12 min. circa.

Pappa al Pomodoro con Passata di Pomodoro SolidaleItaliano

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13. Trenino taglia Biscotti alla Cook'In Box del libro "Biscotti di Natale ".
Il taglia biscotti di oggi suggerisce i giocattoli, i doni speciali di Santa Lucia per i bambini buoni. Dato che questo però è pur sempre un foofblog, la casellina di oggi è interamente dedicata a quei doni alimentari che qualche volta ci si scambia tra adulti.
Avete presente i famosi cesti con finta paglia zeppi di prodotti luccicanti (il più delle volte di marche che spuntano appositamente per il Natale) e che poi si rivelano tutto fumo e niente arrosto? Vi dico solo che una volta ne ho ricevuto uno contenente una adorabile scatoletta di Sale Rosa...peccato che poi leggendo tra gli ingredienti ho scoperto che il sale non era rosa di suo, o meglio non era sale rosa dell’Himalaya, ma era sale fino + colorante??? Ecco capite perchè non sopporto i cesti pronti di Natale? Perchè mi sembrano sempre pieni di prodotti finti, sempre "acchiappagonzi", e quasi sempre fatti da persone che non hanno neanche il tempo di pensarmi per davvero e personalizzarmi un regalo. Insomma, alla fine è meglio un regalo piccolo piccolo, minuscolo come un barattolo di passata di pomodoro, ma “pensato e sensato” come questi nuovi prodotti del SolidaleItaliano, che riescono a far profumare la mia cucina e i miei doni davvero di buono!
Quindi vi presento un comfort food davvero eccezionale, il piatto -fumante- che tutti vorrebbero trovare in tavola dopo un pomeriggio di faticoso shopping natalizio!


Pappa al Pomodoro con Passata di Pododoro SolidaleItaliano”

Ingredienti per 4 persone:
150 gr di buon pane raffermo tipo casereccio o toscano in pagnotta grande
350 gr di passata di Pomodoro*
600 ml di brodo vegetale
olio extravergine di oliva*
pepe nero*
1 spicchio di aglio
basilico fresco o secco
sale

* Prodotti Altromercato

Procedimento:
-In una ciotola mescolare con un cucchiaio la passata di pomodoro con il brodo vegetale.
-Tagliare a fettine sottili il pane raffermo e su un tagliere strofinarle con lo spicchio di aglio.
-In una casseruola capace alternare una mestolata di brodo e pomodoro alle fettine di pane, proseguire sino all’esaurimento degli ingredienti, poi condire con 3 cucchiai di olio extravergine, un pizzico di sale, uno di pepe nero e circa un cucchiaino di basilico secco.
-Accendere il fuoco e fare sobbollire dolcemente per circa 30 minuti, girando spesso il composto per sminuzzare il pane. Se vedete che la pappa è troppo densa allungatela con altro brodo vegetale (caldo però), al contrario se dopo i trenta minuti di cottura è ancora liquida proseguite la cottura fino ad avere un composto simile ad una polenta (molto dipende dal pane da cui partite, cercate di usare un pane di campagna rustico, meglio ancora se toscano). Servire la pappa al pomodoro con un filo di olio extravergine e una macinata di pepe nero. Se è stagione decorate con foglioline di basilico fresco. Volendo è ottima anche fredda.

Il Lieto Natalle di quattro Piccole Donne

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14. Rullo per Losanghe
La carabattola di oggi è un rullo per fare il reticolo frolla a losanghe sulle crostate. Ma oggi non ci sono ricette di torte o dolcetti, solo un racconto che da sempre mi fa tornare in mente l’atmosfera natalizia, e il calore famigliare, mentre fuori nevica e per scaldarti ti stringi intorno a un libro! Ok, sono un po’ sentimentale, ma non poteva esistere un calendario dell’avvento Betulliano senza tirare in ballo “Piccole Donne”.
 Il romanzo, pubblicato nel 1868 in America, è la storia delle quattro sorelle March - la giudiziosa Meg, l'impertinente Jo, la dolce Beth, la vanitosa Amy – dei loro sogni e speranze di adolescenti sullo sfondo dell'America scossa dalla guerra di Secessione. Da un Natale all’altro, per un anno intero, Louisa May Alcott ci racconta le vicende delle quattro ragazze con un’ analisi psicologica così penetrante da farci sentire le chiacchiere, i capricci, le difficoltà e gli entusiasmi delle quattro piccole donne come attuali e vicini. Non a caso il libro è tutt’ora un grande classico dell’infanzia. Forse il mondo di oggi funziona in un’altro modo rispetto a quello del 1860, ma i legami famigliari, gli affetti e i sentimenti di una famiglia che si stringe nelle difficoltà come nelle gioie della vita sono identici. Motivo per cui sono felice di avere ricevuto in regalo ancora piccolissima una edizione di “Piccole Donne” a fumetti, poi soppiantata dal romanzo vero e proprio. La mia immaginazione è legata a quei disegni...le mie piccole donne sono loro...e così le immagino incamminarsi verso la casa degli Hummel per regalare loro la colazione di Natale... o recitare una sgangherata "commedia per signorine" e pasteggiare allegramente con i doni del ricco vicino di casa...pur con un pensiero rivolto al triste Natale del padre lontano da casa per la guerra.


 Capitolo II
di piccole Donne di L.M Alcott
“Un lieto Natale”

"Buon Natale a voi, figlie mie! Sono contenta che abbiate già iniziato e spero che continuerete. Ma prima di sederci, devo dirvi una cosa. Poco lontano da qui, una donna ha appena avuto un bimbo. Ne ha già altri sei, che stanno rannicchiati in un unico letto per non gelare. Infatti, non hanno né legna per il fuoco, né qualcosa da mangiare... Bambine mie, vorreste donare loro la vostra colazione come regalo di Natale?” Per un momento nessuna parlò: avevano un grande appetito poichè attendevano già da un'ora. L'indecisione durò per poco.- Sono contenta che tu sia arrivata prima che cominciassimo. - Vengo io ad aiutarti? - chiese Beth con premura. - Io porto la crema e le focaccine, - soggiunse Amy. - Sapevo che le mie bambine avrebbero fatto questo piccolo sacrificio - disse sorridendo la signora March. - Verrete tutte con me e quando torneremo faremo colazione con latte, pane, burro.In pochi minuti tutte furono pronte per uscire. Per loro fortuna, le strade erano deserte e nessuno si meravigliò di quella processione.La stanza che videro era veramente una stamberga! Il fuoco era spento, le finestre sconquassate; le coperte lacere e in un angolo la madre ammalata col piccolo che strillava. Sotto una vecchia coperta erano sei bambini che, quando videro entrare le fanciulle, sorrisero spalancando gli occhi per la meraviglia.
- Mio Dio! Sono gli angeli che vengono ad aiutarci, - esclamò la povera madre commossa.- Strani angeli con cappucci e guanti! - esclamò Jo e tutti risero allegramente. […] Le opere benefiche e la distribuzione dei doni occupò le ragazze per tutta la mattinata; il pomeriggio, invece, trascorse tra i preparativi per la festa di quella sera. Essendo ancora troppo giovani per andare a teatro e non avendo la possibilità di comperare tutto il necessario per le loro rappresentazioni, le ragazze dovevano aguzzare il loro ingegno. Alcune delle loro trovate erano veramente ingegnose: chitarre di cartone colorato, lumi antichi ricavati dalle scatole di burro, abiti di cotonina ornati con diamanti di stagnola, armature di lamina di zinco. Il mobilio della stanza era abituato ad essere messo sossopra per quelle ingenue baldorie. Alle recite erano ammesse solo le bambine, così Jo poteva divertirsi ad impersonare tutte le parti maschili. [...]La sera di Natale, su una brandina che fungeva da platea, erano sedute una dozzina di spettatrici: grande era l'attesa davanti al sipario di tela azzurra. Dietro al sipario si udivano fruscii, rumori di passi, un parlare sommesso e le risatine soffocate di Amy, che era in preda ad una grande agitazione.
Finalmente il sipario si alzò e cominciò la " Tragedia musicale ".[...] Al termine del quarto atto il pubblico applaudì freneticamente e l'applauso sarebbe durato a lungo se non fosse accaduto uno strano incidente. La branda su cui erano seduti gli spettatori si chiuse improvvisamente, soffocando il generale entusiasmo.
Ridevano ancor tutti quando Anna entrò portando gli auguri di Buon Natale da parte della signora March ed invitando tutti ad un piccolo trattenimento. Fu una sorpresa anche per le ragazze; sapevano che la mamma avrebbe offerto qualcosa, ma una cena così bella non l'avevano più veduta dal tempo della lontana ricchezza. C'erano due gelati; uno bianco ed uno rosso; torta, frutta, un vassoio di fondante e, nel centro della tavola, quattro bellissimi mazzi di fiori. Le bambine guardarono meravigliate, poi assalirono la madre di domande:
- Sono le fate? - domandò Amy.
- È il Babbo Natale! - disse Beth.
- È stata la mamma! - esclamò Meg, sorridendo felice.
- Per una volta tanto la zia March ha avuta una buona idea! - esclamò Jo improvvisamente.
- Avete sbagliato! - rispose la signora March. - Ha mandato tutto il Sig. Laurence!
- Il Sig. Laurence? Ma se non ci conosce neppure! - esclamò Meg, stupita.
- Anna ha raccontato ad una delle sue domestiche la nostra spedizione di questa mattina in casa Hummel. La storia lo ha commosso, molti anni fa egli era amico del mio babbo, ed oggi mi ha scritto un bigliettino chiedendomi il permesso di mandarvi qualche ghiottoneria, in onore del giorno di Natale. Non potevo rifiutare ed ecco qui un banchetto che certamente vi ricompenserà del pane e latte di questa mattina.



Cose insperate, che sanno un po' di romazo...

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15. Taglia biscotti a forma di pupazzo di neve.
Non potevo non parlare qui anche dell’altro Natale di Piccole Donne, quello più bello e magico, un anno dopo. In questo libro è femminile anche il classico pupazzo di neve. La giornata in casa March comincia, appunto, con il benaugurate sorriso della Jungfrau (una dama di neve) fatta in giardino durante la notte e prosegue all’insegna di quelle cose insperate, in cui alla fine speriamo tutti: i piccoli, luminosi miracoli che sanno un po’ di romanzo, ma che su questa terra di delusioni portano sempre gioia e conforto!
E il miracolo più insperato e atteso, il ritorno del babbo dal fronte, è coronato da un delizioso "Pranzo di Natale", gustoso e perfetto, magnificamente eseguito da Anna, la domestica di casa, nume tutelare e ottima cuoca per le quattro piccole grandi donne!!


 Capitolo XIX
da Piccole Donne di L.M Alcott
"Prati Fioriti"
Il Natale si avvicinava ed i soliti misteri cominciarono a circolare per casa; Jo spesso spesso faceva andare in convulsioni di riso la famiglia, col proporre cose inaudite, grandi cerimonie in onore del Natale, che doveva esser quest’anno così allegro e felice. Anche Laurie era addirittura assurdo colle sue proposte; avrebbe desiderato dei fuochi di gioia, dei fuochi artificiali, degli archi di trionfo, ma, dopo molte piccole lotte, l’ambiziosa coppia dovette ritirarsi in buon ordine ed i due delusi se ne andarono girando con volti disperati, che erano però smentiti da grandi scoppi di risa ogni volta che si trovavano insieme. Il tempo fu per alcuni giorni mite e bello e la giornata di Natale prometteva di essere splendida. Anna disse che se lo sentiva proprio nell’ossa che quel giorno doveva essere «una giornata grassa»  e fu veramente profeta perché ogni cosa fu un vero successo. Per cominciare il signor March scrisse che presto sarebbe stato fra loro; poi Beth quella mattina si sentiva meglio del solito e, vestita col regalo che le aveva fatto sua madre, una bella vestaglia rossa, fu portata da Jo in trionfo alla finestra per poter ammirare le offerte di Jo e di Laurie. Gli «invincibili» avevano fatto del loro meglio per essere degni del nome a loro dato, perché, lavorando la notte come degli spiriti,avevano preparato a tutti una comica sorpresa. Nel giardino era stata costruita una bellissima dama di neve, coronata di alloro, con un paniere di frutta e fiori in una mano, un cartoccio di musica nell’altra ed una poesia scritta su di una bandiera rosa che le spuntava dalle labbra. Quanto rise Beth nel vederla! Quante corse in su e in giù fece Laurie portando dentro i regali e che discorsi ridicoli fece Jo, mentre glieli presentava! — Sono tanto contenta che, se anche papà fosse qui, non credo che potrei desiderare altro al mondo! — disse Beth con un sospiro di soddisfazione, mentre Jo la portava nello studio, per farle assaggiare uno dei grappoli della bellissima uva che le aveva regalato la «Jungfrau». — Anch’io — soggiunse Jo battendo lievemente sulla tasca ove riposava il tanto desiderato racconto di Undine e Sintram. — Ed io? — disse Amy, non mai sazia di ammirare la bella copia della Madonna col Bambino che le aveva regalato sua madre. — Che cosa potrei desiderare io!— gridò Meg, accarezzando lievemente le pieghe del suo primo vestito di seta, che il signor Laurence aveva insistito per regalarle. — Ed io posso dire altrettanto!— disse la signora March, con gratitudine, volgendo lo sguardo dalla lettera di suo marito al volto sorridente di Beth ed accarezzando lo spillo formato di capelli grigi, dorati, castagni e bruni, che le ragazze le avevano allora allora appuntato sul petto. Qualche volta su questa terra piena di delusioni succedono cose insperate, che sanno un po’ di romanzo, ma che portano tanta gioia e tanto conforto! Non era ancora passata una mezz’ora dal momento in cui avevano detto che se il padre fosse stato là non avrebbero più nulla da desiderare, che quest’ultimo desiderio fu esaudito. Laurie aprì la porta dell’anticamera e mise dentro la testa assai tranquillamente; però egli avrebbe anche potuto fare una capriola o gettare un grido di guerra indiano,perché il suo volto era così pieno di eccitamento represso e la sua voce così giuliva mentre diceva quasi senza fiato: — Ecco un nuovo regalo per la famiglia March — che tutti saltarono su d’un balzo. Prima che la sua bocca avesse finito la frase, egli sparì ad un tratto ed in sua vece comparve sulla soglia un uomo alto, imbacuccato fino agli occhi, appoggiato ad un altro uomo alto, che cercò di pronunziare qualche parola senza riuscirvi. La confusione divenne generale e per alcuni momenti tutti parvero aver perduto il senno, perché successero le cose più strane di questo mondo. Il signor March fu reso invisibile dalla stretta di quattro paia di braccia. Jo si disonorò con un mezzo svenimento e dovette esser curata da Laurie nello stanzino delle medicine; il signor Brooke, come poi spiegò abbastanza incoerentemente, baciò Meg per isbaglio; e Amy, la dignitosa Amy, inciampò in un panchetto, cadde ruzzoloni a terra, ma non si curò di rialzarsi e stette là piangendo e abbracciando le gambe di suo padre. La signora March fu la prima a rimettersi ed alzò una mano dicendo: — Zitti tutti; ricordatevi di Beth. Ma era troppo tardi; la porta si apri ad un tratto, e sulla soglia apparve la figurina rossa; la gioia prestò forza alle deboli membra, e Beth corse dritta tra le braccia di suo padre. Non c’è bisogno di dilungarci su quello che accadde dopo: basti dire che i cuori traboccarono e che le lacrime di gioia portarono via tutta l’amarezza del passato, lasciando sola la dolcezza del presente. Ma non tutto fu romantico,perché una sonora risatali rimise tutti! Anna venne scoperta dietro una delle porte singhiozzante sul grasso tacchino che si era scordata di posare quand’era scappata dalla cucina. […]
Nessun altro pranzo di Natale sorpassò in bellezza e bontà quello che vi fu quel giorno! Il tacchino era un vero portento quando Anna lo portò a tavola; ben arrostito, ripieno e decorato magnificamente. Il plum-pudding si struggeva in bocca e le gelatine, di cui Amy si poteva finalmente beare, erano squisite. Tutto era buono e ben fatto; — Un vero miracolo, — aggiunse Anna — poiché il mio spirito era tanto agitato, signora, che è stato un miracolo ch’io non abbia arrostito il plum pudding invece del tacchino e non abbia riempito il tacchino di zibibbo, facendolo bollire poi nel tovagliolo. Il signor Laurence e suo nipote pranzarono con loro e così pure il signor Brooke, a cui Jo dava delle occhiate torve, con gran divertimento di Laurie. A capo della tavola erano due poltrone sui cui sedevano i due invalidi, che festeggiavano questo giorno con pollo arrosto ed un po’ di frutta. Naturalmente si fecero dei brindisi, si raccontarono aneddoti, si cantarono vecchie storie, «reminiscenze», come le chiamavano i vecchi della tavola, e tutti si divertirono immensamente. Una gita in slitta era stata già combinata da alcuni giorni ma le ragazze rifiutarono di lasciar loro padre e perciò gli invitati si ritirarono presto e verso il crepuscolo tutta la famiglia si riunì presso il fuoco. — Un anno fa brontolavamo che Natale sarebbe stato triste e noioso. Ve ne ricordate? — domandò Jo, rompendo una piccola pausa che aveva seguito un lungo discorso. — Tutto considerato non è stato un anno spiacevole — disse Meg sorridendo al fuoco...

Panettone Marietta Rocher

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15. Tastecake a forma di cupcake.


Il Panettone Marietta è già comparso su questi schermi lo scorso anno, in quel di gennaio, quando ormai quasi nessuno aveva più voglia di Panettoni e affini. Lo so, sono sempre fuori tempo...ma questa volta no! Di tempo ce n’è ancora...anche se poco poco, anche se risicato tra un acquisto e l’altro. Ecco, lì, tra il salmone, l’impacchettamento dei regali (io incarto a casa e personalizzo i pacchetti!), un brindisi di auguri e lo zampone...lì in mezzo avrete anche il tempo di sfornare un delizioso panettoncino.
Se poi trovate una scatola rotonda di latta o in cartone per “confezionarlo”ci farete un figurone! Attenti però, non vorrei scriverlo, ma guardate bene la foto, perchè questo Panettone non ha la consistenza di quelli moderni e inscatolati del super a cui siamo abituati. Questo è più un pan dolce o pan pepato che dir si voglia. Quindi se volete un Panettone sofficiotto per far riposare le vostre stanche membra durante le vacanze di Natale cercate altrove! Questa è la versione nocciole e cioccolato dell’originale del Pellegrino Artusi. Non mi dilungo in ciance, ma sappiate che la foto è bruttarella, fuori quadra e stramba, perchè è l’unica testimone della merenda pomeridiana dei miei fratelli. Era buono. STOP.

"Panettone Marietta Rocher"
 (cioccolato e nocciole)
Ingredienti:
300 g Farina
200 ml Latte
100 g Burro
80 g Zucchero
50 g nocciole intere
50 g gocce cioccolato fondente
un uovo intero e due rossi
Sale, un pizzico
la polpa di mezza bacca di vaniglia
Cremor di tartaro (1 bustina da 8 g)
Bicarbonato di sodio, un cucchiaino (5 g scarsi)

Per la copertura:
150 g di cioccolato fondente
60 g (circa) di nocciole intere
2 cucchiai di rum

Procedimento:
1. Nel robot da cucina tritate le nocciole intere con lo zucchero. Procedete a impulsi e sceglite la grana di questa “farina di nocciole” in base ai gusti (se le lasciate più grossolane si sentiranno i pezzetti nell’impasto). Accendete il forno e portatelo a 180°.
2.Con una frusta lavorare il burro fuso (fatto intiepidire) con le uova. Dovrete ottenere una crema della densità di una maionese.
3. Aggiungere a questo composto farina (setacciata), zucchero+nocciole, un pizzico di sale, , la polpa della bacca di vaniglia, e latte. Lavorare energicamente con un cucchiaio per circa 10 minuti.
4. Unire il cioccolato fondente in gocce. Infine aggiungere le polveri lievitanti setacciate, ovvero il cremor di tartaro e il cucchiaino di bicarbonato. Mescolare bene per altri 10 minuti.
5.Imburrare le pareti di uno stampo per panettone in alluminio (18 cm di diametro con bordo di 11 cm), saltate il passaggio se si usano gli stampi in carta. Versarci il composto. Cuocere per circa 60 minuti a 180° . Verificare la cottura con un luunghissimo e appuntito TasteCake. Fare raffreddare un poco, poi sformare dallo stampo (solo se usate quello in alluminio), e fare raffreddare su una gratella per dolci.
6.Nel frattempo sciogliere a bagno maria il cioccolato fondente ridotto in scaglie con due cucchiai di rum. Unire le nocciole tritate grossolanamente e usare il composto per coprire il panettone. Fare raffreddare mezza giornata prima di inscatolare o  "sbranare"!





L'angioletto dei biscotti...

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L’angioletto con il nasino d’oro appare in cucina ogni volta che io o la mia mamma ci mettiamo a preparare un dolce. Meglio ancora se sono biscotti. Lui è piccolo piccolo, non è ancora un provetto angioletto pasticciere... così quando sulla grande nuvola si annoia viene nelle nostre cucine per farci da assistente e per imparare qualcosa. Quando il dolce è finito, bisogna lasciargliene un pezzetto fumante, perché è golosissimo. Subito dopo sparisce, lasciandoci la cucina a soqquadro, qualche patacca d'oro qua e là, e i capelli profumati di vaniglia!

"L'angioletto dei biscotti"
Sulla grande nuvola c’è fermento: i preparativi per Natale sono in corso, e gli angioletti puliscono le mele e i mandarini, incartano i regali, verniciano le noci d’oro e d’argento. I pacchetti finiti vengono messi da parte, e le loro carte variopinte rallegrano e scaldano i cuori. Ogni volta che arrivano gli angioletti pasticceri con vassoi di biscotti fumanti e pasticcini guarniti delle fogge più strane, un profumo dolcissimo investe i piccoli angeli e fa venire loro l’acquolina in bocca. Ma a loro è proibito mangiucchiare quelle ghiottonerie, perchè sono destinate ai bambini sulla Terra la notte di Natale. Sulla grande nuvola improvvisamente si fa silenzio. È arrivato San Nicola per controllare la situazione. Il suo sorriso, nella lunga barba bianca esprime grande soddisfazione. «Siete stati proprio bravi, tutto mi sembra perfettamente riuscito!» dice il buon vecchio, « ma quando avrete terminato i sacchettini di dolciumi e mandarini dobbiamo provare le canzoni! Buona continuazione cari angioletti! ». San Nicola stava quasi per andarsene, quando scorge un piccolo angioletto sul bordo della nuvola con la tunica tutta piena di macchie: persino sulla punta del nasino c’era una macchia di vernice dorata! L’angioletto piangeva disperatamente! San Nicola si avvicina e scopre che il piccolo non ha ascoltato le sue raccomandazioni, e ha mangiato troppi biscotti rubacchiandoli dai sacchettini per i bambini. Così ora l’angioletto ha un terribile mal di pancia. San Nicola lo prende per mano e lo porta in fretta alla farmacia del cielo dove gli danno uno sciroppo amarissimo, ma molto efficace. Ora l’angioletto ha smesso di piangere, e può tornare sulla grande nuvola ad aiutare i suoi amici nella preparazione dei dolcetti... senza mangiucchiarne neanche uno però!
La notte di Natale si avvicina...


Zuppa di Lenticchie e Castagne

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18.Cuoricino
In questo mio strampalato calendario dell’Avvento non poteva mancare una piccola proposta di menù per i pasti rinforzati delle imminenti feste. Confesso però che, oltre a essere allergica ai cesti pronti del supermercato, sono anche allergica alla “cucina delle feste” in senso lato. Per intenderci tutte quelle trovate natalizie e da cenone che luccicano sulla carta stampata e sulle tv in questo periodo finiscono quasi sempre per trasmettermi un senso di inutile ricercatezza, altezzosità e ostentazione. Le cose buone e particolari piacciono anche a me, ma quando vedo lenticchie farcite di caviale, fritte nel glucosio e disseminate su sabbia di foie gras, con intingolo di capitone e champagne al seguito, mi prende una tale voglia di vita monacale e cibo sobrio che non avete idea!
Come sapete non sono mancati né mancheranno dolci e dolcetti e cose strambe in questi 24 giorni...quindi parlare di sobrietà fa quasi ridere. Diciamo che per tre giorni mi concentrerò sul salato...e l’eccezione natalizia sarà nella bontà del piatto, e non nell’audacia degli abbinamenti, nel prezzo degli ingredienti o nella loro rarità. Insomma...cose buone, che non luccicano, ma nutrono (corpo e anima)!


“Zuppa di Lenticchie e Castagne”

Ingredienti per 4 persone:
100 g di castagne arrostite o cotte al vapore
8 fette sottili di pane casereccio
2 foglie di alloro
2 spicchi di aglio
timo, basilico maggiorana (anche secchi)
Brodo vegetale
Chili in polvere*
Pepe nero*
sale e olio extravergine di oliva q.b

*Prodotti Altromercato

Procedimento:
-Mettere a bagno le lenticchie in abbondante acqua fredda qualche ora prima di iniziare la preparazione (non sono necessarie le classiche 24 ore “a bagno” perchè le lenticchie sono molto piccole, e volendo si possono cuocere direttamente senza ammollo).
-Scolare le lenticchie, trasferirle in una pentola capace e coprirle con acqua fredda (circa 1,5 lt). Aggiungere le due foglie di alloro e portare a ebollizione. Fare cuocere dolcemente, tenendo a portata di mano brodo vegetale caldo da aggiungere alle lenticchie nel caso assorbissero tutta l’acqua e non fossero ancora cotte (ci vorranno tra i 30 e i 60 minuti).
-Nel frattempo tagliare grossolanamente le castagne su un tagliere. In una padella scaldare 4 cucchiai di olio, aggiungere gli spicchi di aglio e le castagne. Fare appena colorire poi aggiungere la passata di pomodoro e un mestolo di brodo vegetale. Salare, e pepare secondo i gusti e cuocere per circa per circa 10 minuti.
-Quando le lenticchie saranno ben cotte rovesciarvi sopra questa salsa di pomodoro e castagne. Unire le erbe aromatiche fresche o secche (timo, basilico e maggiorana) e proseguire la cottura per circa 15 minuti. Questa ultima fase serve per armonizzare gli aromi, mantenete il fuoco dolcissimo e mescolate delicatamente il tutto di tanto in tanto. Regolate la liquidità della zuppa a seconda dei gusti aggiungendo o meno brodo vegetale caldo, e “aggiustando” il sapore con sale e pepe nero.
-Preparare le fette di pane casereccio (circa 2 a persona). Salarle e cospargere di Chili. Scaldare una padella anti aderente con un filo dio olio, quando sarà ben caldo friggervi le fette di pane. Sistemare le fette nei piatti fondi dei commensali, nelle scodelle o nelle cocotte monoporzione. Versarvi sopra la zuppa di lenticchie e servire bollente con un filo di olio a crudo.

Cardone in brodo stracciato con pastina

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19.Set taglia biscotti Brigitte con alfabeto.
La dolce metà osserva a debita distanza e con sorriso sornione questo calendario dell’Avvento. “Gramellina” mi chiama, dato che ha preso l’abitudine pantofolaia di fare colazione leggendo prima il mio post, e subito dopo il Buongiorno del celebre editorialista del La Stampa. Veramente il nomignolo è dovuto anche al fatto che praticamente ogni giorno devo difendermi dall’accusa di riuscire a cianciare sulla qualunque, e a trasformare il tutto in blog. Io sostengo che se Gramellini riesce ogni giorno a scrivere un corsivo acuto, ironico e intelligente, non c’è motivo per cui non ci riesca anche io. E questo non certo per la mia penna e le mie capacità, ma semplicemente perchè io non scrivo su un giornale di tiratura nazionale, ma su un cianciafoodblog, che perdipiù è tutto mio. Per cui ho la libertà di farcirlo con tutte le capriole che la mia mente ha voglia di fare. Quindi anche oggi vi tocca il mio stream of consciousness che parte dal tagliabiscotti Brigitta (forse più famoso del web) e atterra su pacco di pasta per minestrina gustoso come l’alfabeto...in mezzo ci sono le acrobazie dei cardi albini, il ricordo di una buona stracciatella abruzzese, e la storia della cooperativa Girolomoni



Cardone in brodo stracciato con pastina”
Ingredienti:
350 g di cardo pulito e tagliato a pezzetti
50 gr di parmigiano
3 uova
100 g di pasta di semola Solidale Italiano “Letterine”
sale pepe olio extravergine
il succo di un limone

+ due litri circa di brodo leggero di pollo
(fatto coprendo di acqua fredda mezzo gambo di sedano, una carota, una cipolla, una zucchina e 250/300 g di pollo).

Procedimento:
-Fare il brodo di pollo
-Pulire con cura il cardo: togliere le prime coste dure, asportarne i filamenti ed eliminare la pellicina bianca. Tagliare le coste in piccoli pezzi, pesarne 350 g e metterli in un contenitore. Coprirli di acqua fredda acidulata con succo di un limone per evitare che anneriscano.
-Fare cuocere i cardi a vapore per circa 15 minuti. In questo modo i cardi saranno ben cotti, ma ancora croccanti.
-Nel frattempo in una terrina sbattere le uova con il parmigiano, il sale e il pepe.
-Versare il composto di uova e parmigiano sui cardi cotti. Mescolare bene, poi trasferire il tutto in una pentola capiente. Unire il brodo (circa due litri, ma dipende se preferite una minestra più liquida o più consistente) e accendere il fuoco. Quando si sarà alzato il primo bollore aggiungere la pastina “Letterine”, cuocere per sei minuti, e servire immediatamente la minestra, calda e fumante con un filo di olio extravergine crudo.

Di abeti perfetti e altri traumi...

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20. Taglia Biscotti ad Abete
Quando si comincia a parlare di alberi di Natale non posso non pensare all’anno in cui un caro zio decise risolvere una volta per tutte l’ “Affaire Abete” con cui tormentavamo la mamma praticamente dal primo di Novembre. Lo zio prese noi tre saltellanti nipotini e ci portò direttamente in un bel bosco di conifere imbiancato di neve.
Impronte di animali, fruscii misteriosi, bacche rosse...niente di tutto ciò che attraeva noi tre distraeva lo zio che procedeva tranquillamente davanti a noi nella neve fresca come su una spiaggia ligure in inverno. Unico obiettivo: l’abete più bello del bosco. La ricerca divenne ben presto simile a un gioco dell’oca... non uno di quelle centinaia di alberi soddisfaceva i requisiti estetici dello zio. A furia di vagliare, e scartare abeti il pomeriggio si era scurito, il bosco iniziava a fare paura, e il freddo a farsi sentire. Noi bambini eravamo sfiniti, tanto che avremmo sicuramente scelto un perfetto alberello di plastica. Sulla via del ritorno però eccolo...quello davvero perfetto, l’abete tanto agognato si era manifestato agli occhi dello zio su una mezza scarpata. Perfetto, armonioso e imponente! Quattro possenti colpi d’ascia e tutta quella bellezza era ridotta ad una massa di rami agonizzanti trascinati con fatica nella neve. A valle c’era anche un trattorino, pronto a trasportare l’albero fino a casa. Sul balcone si applicarono in tre, per una buona mezzora, prima di fare entrare quella meraviglia in un vaso (o meglio, dovettero costruire una sorta di baldacchino in legno per farlo stare in piedi). L’ingresso in salone fu difficoltoso... e mentre io immaginavo una miriade di candeline rosse accese per illuminarlo (già allora leggevo romanzetti romantici)...ecco che la dura realtà si abbatteva -come una scure- sulle nostre fantasie. L’albero era troppo alto per il nostro salone. Anzi peggio, tutto quel che nella natura era sembrato armonia e perfezione tra le quattro mura di casa si era tramutato in un albero storto, spelacchiato, pieno di rami secchi e tozzo. Esageratamente tozzo. Ormai però il baldacchino era stato avvitato nel vaso, e l’unica soluzione possibile, secondo lo zio, fu ahimè quella di mozzare drasticamente la punta dell’abete. Così, se già il magnifico pino si era rivelato una sonora delusione, non gli rimase neppure la dignità di una punta a slanciarlo verso il cielo. Fu l’anno, traumatico, del pino mozzo. Brutto da far paura, talmente grosso e ingombrante che non avevamo neanche tutte le palline per addobbarlo. A tanta grazia si aggiunse anche il flagello della resina. Il povero albero non era cresciuto negli agi di torba di un vivaio...ma in un bosco vero e proprio. Per cui il passaggio dalle notti di gelo ai climi tropicali di casa nostra fece in modo che l’albero piangesse resina gialla ovunque per 20 giorni. Palline incollate, festoni raggrumati, pareti da imbiancare, e tappeto da recuperare con la trielina. Fu il Santo Natale dei regali cosparsi di pois appiccicosi. Maledettamente appiccicosi. Anche se devo ammettere...fu memorabile il profumo di pino che allietò la casa per tutte le feste. Praticamente era l’unica cosa lieta...

Alberello "Impressionista" dipinto a mano da me per gli auguri di Natale

A child's Christmas in Wales di Dylan Thomas

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20.Taglia Biscotti a Fiocco di Neve.
Oggi non c’è né una ricetta, né un raccontino. Solo un consiglio di lettura (o ascolto) dedicato a quel tempo sospeso e innevato dei giorni immediatamente prima di Natale. Un tempo immobile, sempre identico, eppure ogni anno unico. Dylan Thomas, poeta straordinario, di cui tra l’altro quest’anno ricorre il centenario della nascita, ha scritto un piccolo capolavoro (A Child’s Christmas in Wales) sul suo Natale di bambino gallese. Le vicende narrate si svolgono dal pomeriggio della Vigilia alla sera del 25 Dicembre e già l’incipit del racconto fa scivolare lontano, in quell’atmosfera magica di un giorno che è insieme ricorrenza annuale (con l’immancabile ripetizione di usanze, tradizioni, odori cibi, canti e neve), ed eccezione.
"Ogni Natale era così uguale agli altri…. che non riesco mai a ricordare se aveva nevicato per 6 giorni e 6 notti quando avevo 12 anni o se aveva nevicato per 12 giorni e 12 notti quando avevo 6 anni.
Collage armonioso e leggero di momenti speciali, il racconto è stato scritto nel 1952 per essere letto in radio. Per cui non mi spingo oltre a raccontarvi scene gustose di questo bellissimo Natale. Fatevi un buon tè, o una cioccolata calda, e sedetevi in poltrona ad ascoltare un lieve fiocco di neve e poesia:
- mentre qui in podcast su Rai Radio Due Malyka Ayane legge il racconto di Dylan Thomas.
Buona domenica pomeriggio...
la vostra incantata Betulla!


profumo di spezie...

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22. Penna decora dolci -Tescoma-
Decorare la casa, decorare i biscotti, decorare i regali, i biglietti di auguri e anche addobbare un po’ noi stessi. Questo periodo è tutto un’aggiunta, una miglioria, un lustrino in più che fa brillare anche le cose più piccole. Riflettevo su quale fosse per me la “decorazione” natalizia più bella...Volete saperlo? Non c’è pallina di vetro, luminaria, paillette, o ricciolo di ghiaccia reale che tenga: la decorazione più bella del Natale è il suo profumo di agrumi, neve, cannella, spezie, resina, biscotti, cera d’api, muschio e cioccolato....
Tutto insieme, tutto mescolato per rendere speciale questi giorni!
E per rimanere in tema di profumi del forno, e atmosfera da giorni di festa entriamo in punta di piedi in una bella cucina rustica, quella di una delle case più tetre e misteriose della letteratura. Da Cime Tempestose di Emily Brontë:

“ Dopo aver fatto da cameriera alla nuova venuta, e aver messo i dolci nel forno e aver rallegrato la casa e la cucina con una bella fiammata, quale si addice alla vigilia di Natale, mi disposi a sedermi per divertirmi da sola a cantare degli inni, indifferente alle osservazioni di Giuseppe che considerava quei miei canti di letizia nient’altro che canzonette. […] Intanto io ero rimasta da sola. Mi deliziavo al ricco profumo delle spezie nel forno e ammiravo gli utensili di cucina che splendevano, l’orologio a pendolo, lustrato e decorato con l’agrifoglio, i boccali d’argento disposti su un vassoio, pronti per essere riempiti di birra drogata e calda per la cena, e soprattutto l’immacolata pulizia di quanto era particolare oggetto delle mie cure: il pavimento ben scopato e sfregato. Rivolsi dentro di me un meritato applauso a ogni oggetto...”

Stelle biscottate

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23.Taglia Pasta a stella

Stella cometa, stella di Natale, stelle di neve, stella maris, Stella McCartney, stella stellina, stelle Michelin, stelle cadenti, stelle marine, stelle di porporina, stella del nord, stelle sulla terra. Quelle sulla terra sono di biscotto. Io lo so. Illuminano la mia cucina e il mio 23 dicembre...Semplicissime e inzuppose per una colazione delle feste...

"Stelle Biscottate"
Ingredienti:
-300 gr di farina 00 setacciata
-100 gr di zucchero
-100 gr di burro
-2 uova
-la polpa di mezza bacca di vaniglia
-mezzo cucchiaino di essenza di limone (naturale tipo la Vahiné)
-un pizzico di sale
-una bustina di lievito Paneangeli


Procedimento:
In una ciotola capiente impastare rapidamente tutti gli ingredienti, avendo cura di aggiungere per ultimi il burro fuso e il lievito setacciato. Quando il composto sarà omogeneo e solido farlo raffreddare in frigorifero per circa 1 ora (coprire la ciotola con pellicola alimentare). Trascorso questo tempo stendere l’impasto sulla spianatoia cosparsa di farina con un mattarello. Fare una sfoglia di circa 5 mm. Intagliare i biscotti. Trasferirli su una teglia coperta di carta da forno e cuocere in forno caldo a 180° per 10 minuti circa.

Biscotti della Gioia

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24. Taglia biscotti a forma di Gingermanbread
Cari Amici,
siamo giunti alla fine di questo piccolo appuntamento quotidiano. Ventiquattro taglia biscotti, carabattole o gingilli da cucina. Tutti e ventiquattro hanno il loro perché, e adesso hanno anche una storiella, una ricetta o una buona lettura che li rende ancora più speciali e preziosi. Guardo questo calendario per fabbricanti di biscotti e pazienza, e qui, alla fine, una volta di più mi rendo conto di come tutti questi oggetti siano in realtà simbolo di momenti di gioia di pensieri allegri, infarinati e sospesi. Che siano per merenda, per colazione, per un regalo, per accontentare l’Orso di casa, o per finire le farine accumulate in un momento di insensatezza, fare biscotti è un esercizio di pazienza e di gioia che mi rende sempre estremamente felice. Concludo quindi il mio calendario dell’avvento con dei biscotti davvero particolari. Si tratta di una ricetta di Ildegarda di Bingen, badessa medievale dalla vita e dagli interessi straordinari (di lei ho già parlato qui). La Santa li indicava come vero e proprio rimedio (curativo e preventivo) per fortificare i cinque sensi, rallentare l’invecchiamento, sollevare l’amarezza del cuore, stuzzicare l’intelligenza e rendere lo spirito gioioso. Ma io sono sicura che Ildegarda fosse ben conscia che la gioia dei suoi biscotti stava tanto nella loro preparazione quanto nel loro speziato profumo!
Buon Natale amici miei...di tutto cuore...
Betulla


“Biscotti della Gioia”

Liberamente ispirati a quelli indicati nel testo di Daniel Maurin J.Fournier-Rosset Les recettes de la joie avec sainte Hildegarde, 150 recette culinaires (Paris, Edition Téqui,1993). La mia fantasia ha aggiunto vaniglia, ed essenza di limone, oltre che la forma di GingerBread per la chiara vicinanza con le festività.

Ingredienti:
300 g di farina di farro
150 g di zucchero di canna
100 g di burro
2 uova
mezza bustina di lievito in polvere
un pizzico di noce moscata*
un pizzico di cannella*
un pizzico di chiodi di garofano*
la polpa di mezza bacca di vaniglia
qualche goccia di essenza di limone o arancio

*le tre spezie devono essere in egual misura. La dose indicata sul testo, cioè 45 g di ogni spezia su 400 di farina mi paiono sinceramente eccessivi, per cui preferisco lasciare alla vostra mano e al vostro gusto la dose perfetta.

Procedimento:
In una ciotola capiente setacciare la farina di farro, aggiungere lo zucchero e le spezie- Mettere al centro le uova, aggiungere per ultimi il burro fuso con l’essenza di limone e il lievito setacciato. Impastare rapidamente il tutto con una forchetta, fino a creare una palla di pasta. Quando il composto sarà omogeneo e solido farlo raffreddare in frigorifero per circa 1 ora (coprire la ciotola con pellicola alimentare). Trascorso questo tempo stendere l’impasto sulla spianatoia cosparsa di farina con un mattarello. Fare una sfoglia di circa 5 mm. Intagliare i biscotti. Trasferirli su una teglia coperta di carta da forno e cuocere in forno caldo a 180° per 10 minuti circa.

Torta langarola di nocciole (con farina)

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Cosa mi chiede la dolce metà influenzato a dovere per le feste? Brodino caldo? Verdure lesse?? Cucchiaiate di miele e propoli? No...mi chiede una torta di nocciole langarola. Bassa, sottile e ricostituente (secondo lui). La “grippe” fa emergere il suo animo piemontesino...d'altronde ognuno ha il suo comfort food. E per tanto poco vuoi non accontentarlo?
Qui in casa Betulla festeggeremo con tisane balsamiche, torta di nocciole e tachipirina (sempre originali). A tutti voi che stasera andrete per il mondo a bagordeggiare e che leggete questo blog auguro di tutto cuore un buon 2015!


"Torta langarola di nocciole"
Ingredienti:
150 g di nocciole tostate varietà tonda gentile piemontese
100 g di farina di grano tenero 00
80 g di zucchero di canna
50 g di burro fuso (+ quello necessario per ungere la teglia)
2 uova intere
50 ml di latte intero
50 ml di caffè amaro
1 cucchiaio di Rum
8 g di lievito in polvere per dolci
la polpa di mezza bacca di vaniglia
zucchero a velo (poco) per servire

Procedimento:
In un robot da cucina tritare le nocciole con lo zucchero di canna (procedere a impulsi). Stabilite la grana di questa “farina di nocciole” a seconda che vogliate una torta più o meno rustica. Mettere il composto di nocciole e zucchero in una ciotola, aggiungere la farina setacciata, e la polpa della bacca di vaniglia. Mescolare bene con una frusta, poi unire poco alla volta le uova, il caffè freddo, il latte, il rum e infine il lievito. Quando il composto sarà omogeneo aggiungere anche il burro fuso. Trasferire l’impasto in una teglia imburrata bassa e larga (la dose indicata è l’ideale per una teglia tonda di 25 cm di diametro). Questa torta langarola deve essere sottile (spessore tra 1 e 2 cm). Cuocere in forno già caldo (180°) per 30 minuti circa. Servire tiepida (spolverizzata di zucchero a velo) con Moscato d’Asti, Brachetto o zabaione al Marsala!

Con questa ricetta partecipo a:
https://crumpetsandco.wordpress.com/2014/09/29/stagioniamo-e-arrivato-il-contest/




Ciciu d'Capdan (pupazzo dolce di Capodanno del Cuneese)

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Cicia d'Capdan
Comincio il 2015 con un dolce povero delle montagne su cui sono cresciuta. Tradizionale delle valli cuneesi, il Ciciu d’Capdan (pupazzo di Capodanno) era regalato come buon augurio per il nuovo anno in arrivo. Come sempre le festività natalizie sono dedicate principalmente ai bambini, infatti questo omino di pasta dolce veniva donato da padrini e madrine al proprio figlioccio, accompagnato dalla filastrocca: “mi sun venù augurè ù Capdan, bun fin e bun prinsipi d’l an”.
A seconda delle dimensioni (tra i 10 e i 50 cm) si potevano intendere l’affetto, e soprattutto le possibilità economiche del donatore. Diffusa un po’ in tutto il Piemonte con nomi differenti*, questa usanza è la sopravvivenza arcaica della necessità festiva di arricchire e rendere eccezione il cibo quotidiano (zuccherare il pane), e di dargli una forma antropomorfa o zoomorfa (esattamente come l’anglosassone gingerbreadman, i francesi bonhommes de neige, i belgi speculoos...).
Io mi ci sono messa d’impegno nella realizzazione del dolce ometto, ma alla fine mi sono accorta che il mio Ciciu era in realtà una vezzosa femminuccia! Prendetela così, rustica, ridondante e colorata...ma dal cuore d’oro.
Buon 2015 amici miei...che sia un anno bellissimo in vostra compagnia.

*Lo stesso dolce è chiamato Cicho sucrà (bamboccio zuccherato) in Valle Varaita, Pritin in Valle Stura, Culumb nel bovesano, Bragton (Braghettone) nell’Alessandrino, Galucio (Galletto) o Buàta (bambola) nel Monferrato. In tutti i casi si tratta di pasta di pane arricchita con burro, zucchero e mentine o codetta colorata. Praticamente è un pan brioche ideale per colazione. La ricetta qui proposta rimane comunque in linea con la denominazione di "dolce povero", risulta infatti poco dolce (per cui se lo volete moderno a tutti i costi aumentate lo zucchero nell’impasto, abbondate di zuccherini sulla superficie o prevedete di consumarlo con la marmellata!). 
 
“Ciciu d’Capdan”
Ingredienti:
500 g di farina 00 (+ altri 100 g per cospargere la spianatoia e completare l’impasto)
100 g di zucchero (+ un cucchiaino per la pastella lievitata)
125 g di burro
250 g di latte
4 g di lievito di birra disidratato
2 uova
la scorza grattugiata di un limone bio
la polpa di mezza bacca di vaniglia
Per decorare:
un tuorlo d’uovo e un cucchiaio di zucchero
mompariglia, codette colorate, zuccherini, pezzetti di canditi a gusto e fantasia
eventualmente zucchero a velo

Procedimento:
-In una terrina mescolare 100 g di farina setacciata con il lievito disidratato e il latte tiepido. Unire un cucchiaino di zucchero e mescolare bene con una forchetta fino ad avere una pastella molto liquida. Porre la terrina coperta da uno strofinaccio pulito a riposare in un luogo tiepido della cucina per almeno 30 minuti.
-In una terrina capiente setacciare 400 g di farina, unire lo zucchero. Fare un incavo al centro in cui si porranno le uova intere, un pizzico di sale e il burro fuso e gli aromi (polpa di vaniglia e buccia di limone). Con una forchetta mescolare tutto rapidamente e aggiungere la pastella di lievito impastata in precedenza. Rovesciare il composto piuttosto molle sulla spianatoia cosparsa con altri 100 g di farina e terminare di impastare a mano lasciando che l’impasto “tiri” la farina necessaria affinché sia compatto e sodo. Mettere l’impasto in una terrina coperta e riparata a lievitare per circa un’ora.
-Trascorso questo tempo trasferire l’impasto su una teglia coperta di carta da forno e sagomarlo con delicatezza nelle forme preferite (omini, galletto, bambolina). C’è chi stende l’impasto con un mattarello, poi, nella sfoglia intaglia le forme. Io ho preferito una fattura un po’ più grossolana, pur di mantenere la sofficità di una brioche. Una volta sagomato il ciciu, sbattere in una tazzina un tuorlo d’uovo con un cucchiaio di zucchero, e spennellare l’omino. Infine decorarlo a gusto e fantasia con codette, zuccherini, caramelle...Cuocerlo in forno caldo (180°) per 30 minuti circa, o comunque fino a che la superficie non sia bella dorata.

Salòt dell'Epifania (dolce tipico di Bra)

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Ciclicamente vengo accusata di nutrire una insensata passione per quei dolci dimenticati, inghiottiti dal tempo e dalle produzioni industriali. La dolce metà sostiene che se sono caduti nell’oblio è perché non si sono meritati la sopravvivenza. Secondo lui sono Perduti semplicemente perché non facevano leccare i baffi a nessuno... e piano piano si è smesso di farli. Io invece sono convinta che fin che c’è memoria c’è speranza! Certo, mi rendo conto di avergli propinato una serie di immangiabili ma fedelissime “suole zuccherate”, poi finalmente ho capito che nella gastronomia la versione “filologicamente corretta” non è sempre la migliore, o almeno quella che ci piace di più!
Assodato che i gusti cambiano, e anche le ricette devono adeguarsi, e respirare quell’Air du Temps che le rende moderne, non mi sento più in colpa a intervenire su dosi e procedimenti di qualche antico piatto. Rimane un nome, un metodo, diciamo una suggestione generale, un po’ come per i vecchi ricettari che erano un elenco di semplici indicazioni, mentre il più era lasciato all’intuito e alle capacità dell’esecutore materiale del piatto. La dolce metà non l’ha ancora capito: non sono una antiquaria di dolci, sono una assistente alla riabilitazione di dolci antichi che vogliono trasferirsi a vivere in un angolino meraviglioso del mio blog: l’isola dei dolci Sperduti (rifatti e Ritrovati).

Questo dolce di fine Ottocento è tipico della città di Bra (provincia di Cuneo) dove viene ancora proposto in qualche pasticceria. L’origine e l’etimologia della torta rimangono piuttosto incerti. Si tratta comunque di uno scrigno sottile di pasta brioche che racchiude confettura, cedro e uvette (inconfondibili le losanghe sulla superficie dorata). Tradizionale del giorno dell’Epifania, vi propongo qui la mia personale versione (le differenza principali rispetto all’originale sono la gelatina di cotogne al posto della confettura di albicocche, e il profumo di fior d’arancio nella pasta brioche!)

“Salòt dell’Epifania”
Ingredienti:
per la pasta brioche:
365 g di farina 0
100 g di burro ammorbidito (+quello necessario per ungere la teglia)
60 ml di latte intero
40 g di zucchero bianco (+ un cucchiaino per la decorazione)
2 uova intere (+ un tuorlo per spennellare la torta)
4 g di lievito disidratato
un pizzico di sale
un cucchiaino di acqua di fior d’arancio

per il ripieno:
350 g di gelatina di mele cotogne (o di confettura di albicocche)
50 g di uvetta sultanina
50 g di cedro candito
qualche goccia di essenza naturale di vaniglia

Procedimento:
-In una ciotola capiente sbattere con una forchetta le due uova intere, aggiungere il burro ammorbidito (tagliato a dadini e lasciato a temperatura ambiente), il pizzico di sale, l’acqua di fior d’arancio e lo zucchero semolato. Mescolare bene, e unire il latte. Infine, a poco a poco aggiungere la farina setacciata e il lievito disidratato. La pasta deve essere abbastanza molle e appiccicosa. Lasciarla nella ciotola e porla in un luogo tiepido della cucina (coperta con un panno pulito) a lievitare per almeno un’ora.
-Trascorso questo tempo mettere l’uvetta in una scodella, lavarla diverse volte sotto l’acqua corrente. Poi coprirla con acqua tiepida, aggiungervi una o due gocce di essenza di vaniglia e lasciarla re-idratare. Sulla spianatoia infarinata rovesciare la pasta brioche, dividerla in due parti e stendere con il mattarello due dischi di circa 25 cm di diametro (o comunque come la tortiera). Un disco deve essere più grande e spesso per fare la base, mentre quello superiore sarà più sottile. In questo modo avanzerà un pugnetto di pasta che si potrà usare per fare la decorazione.
-Ungere la teglia con un pezzettino di burro e adagiarvi quindi il primo disco di pasta. Distribuire sulla superficie la gelatina di cotogne (o la confettura), poi cospargerla con l’uvetta scolata e strizzata e i pezzettini di cedro candito. Coprire con l’altro disco di pasta e sigillare i bordi con dei piccoli pizzicotti. Con un coltello affilato incidere la superficie del dolce con delle losanghe (le incisioni devono appena segnare la pasta, il ripieno non deve uscire). Impastare rapidamente tutti i ritagli di pasta brioche e stenderli in una sfoglia sottile dalla quale si ricaveranno delle foglioline (ovale frastagliato di 6 cm). Incollarle sul bordo del dolce (sopra ai pizzicotti di chiusura) con pochissimo tuorlo sbattuto. Utilizzare il restante per spennellare tutto il dolce. Distribuirvi un cucchiaino di zucchero semolato (pochissimo). E cuocere il Salòt in forno caldo (180°) per 25/30 minuti. Eventualmente coprire il dolce con carta stagnola per i primi 20 minuti, poi proseguire la cottura senza per evitare che la superficie scurisca troppo.






Insalata tiepida di quinoa, puntarelle e tapenade

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Paese che vai ingrediente che trovi. Non importa che oggi a Torino quasi nevica, e che un “grigiume” invernale si sia mangiato tutta la giornata. Io arrivo fresca fresca da un w.e romano di belle temperature: 10 gradi di differenza diventano meravigliosi anche con la pioggia. Ho respirato un po’ di mediterranea primavera, che qui aspetteremo ancora per un po’, e sono tornata a casa con la borsa piena di “puntarelle”. Nel nord d’Italia si mangia comunemente la catalogna, ma non la catalogna spigata, dalla quale nelle regioni del centro (e soprattutto in Lazio) si ricavano le “puntarelle”, ovvero i germogli (steli fiorali) di questa varietà di catalogna tagliati sottilissimi nel periodo della ripresa vegetativa della pianta (tra febbraio e marzo). Se queste sottili listarelle vengono immerse in acqua fredda per circa un’ora si arricciano curiosamente come i tentacoli di un polipo! Di solito vengono servite crude in insalata, condite con un tradizionale intingolo di acciughe aglio, olio e aceto. Da qui l’idea di farne un’insalata, tiepida però...che qui è ancora inverno!


"Insalata tiepida di quinoa, puntarelle e tapenade"

Ingredienti per 4 persone:
200 g di puntarelle pulite
5 cucchiai di olio extravergine di oliva
4 spicchi di aglio
15 g di filetti di acciughe sott’olio
10 g di olive taggiasche senza nocciolo
4 g di senape dolce 

Procedimento:
- “Capare” le puntarelle significa mondare i cespi di catalogna spigata. Occorre togliere le foglie verdi più esterne, poi tagliare e sacartare i piccoli cespi legnosi alla base. I germogli rimasti vanno tagliati a striscioline sottili. Pesatene 200 g, e immergeteli in una ciotola di acqua freddissima. Solo così le puntarelle perderanno parte della nota amara che le caratterizza, e si arricceranno!

-su un tagliere tritare grossolanamente le acciughe con le olive taggiasche. Trasferire questo trito in una ciotolina e coprire con due o tre cucchiai di olio (sarà il condimento finale dell’insalata quindi meglio abbondare!), infine aggiungere due spicchi di aglio interi, ma pelati per insaporire questa "quasi tapenade" un po' più liquida.
-Sciacquare i grani di quinoa in acqua fredda (utilizzare un colino a maglia fitta) sino a che l’acqua nel contenitore non risulti limpida e priva di schiuma. Cuocere la quinoa in abbondante acqua bollente salata per 12 minuti. Poi scolare pene e fare intiepidire.
- Nel frattempo scaldare 3 cucchiai di olio in un wok con due spicchi di aglio privati dell’anima e tagliati a metà. Quando l’aglio sarà appena colorito fare saltare le puntarelle pulite e ben scolate. Cuocere a fiamma viva per circa 10 minuti mescolando di tanto in tanto con un forchettone di legno. A metà cottura circa aggiungere mezzo bicchiere di brodo vegetale o di acqua calda.

-Quando le puntarelle saranno tralsparenti e croccanti, rimuovere l’aglio, poi aggiungere nel wok la quinoa bollita. Ripassare a fuoco vivo il tutto per qualche minuto sino a che il composto non risulti ben asciutto e rosolato. Trasferire l’insalata in quattro cocottine, o in scodelle adatte, e condire con due cucchiaini a testa di salsa tapenade (lasciare sul fondo della ciotola gli spicchi di aglio). La salsina liquida, ma fredda, profumerà particolarmente l’insalata calda.


L'Isola dei dolci sperduti (rifatti e ritrovati)

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Taprobane, Tommaso Porcacchi, Venezia 1590 ca.
Vi avevo accennato della sua esistenza qualche tempo fa, ma oggi, cari amici, sono lieta di presentarvi ufficialmente la mia Isola dei dolci sperduti. Una vera Eutopia, nel senso di luogo buono, anzi ottimo! Sarà sempre qui accanto al post del momento, mezza ancella e mezza musa, pronta ad accogliere con entusiasmo tutti quei dolcini e dolcetti senza fissa dimora, senza gloria, senza storia e senza un aspetto affascinante e moderno!!!
La storia della Letteratura, la geografia, l’arte e tutti i nostri sogni sono pieni di luoghi immaginari governati dal cuore e dalla fantasia. Non c’era motivo per non aggiungerne un altro, betulloso e dolcissimo. Come ho detto i precedenti sono illustri, e da ognuno di questi luoghi leggendari la mia Isola prende un pezzo: la forma è quella di Taprobane, isoletta che sin dai tempi di Plinio vaga come una trottola da un punto all’altro dell’oceano indiano senza trovare delle coordinate stabili. Di lei, l’umanista Porcacchi scriveva: “alcuni moderni vogliono che niuno degli antichi abbia messo la Taprobana giustamente: anzi, tengono, che dove essi l’anno posta; non sia isola alcuna che si possa credere esser quella”. Insomma un’isola vagante, che dalla realtà di qualche sbiadita mappa nautica è scivolata lentamente nell’oriente più misterioso e indefinito. Le sue coste mobili e infestate di sirene sono le stesse della mia Eutopia.
Naturalmente l’isoletta è coperta di vegetazione lussureggiante simile a quella dei paradisi terrestri del quattrocento fiammingo, e in mezzo a questa riposante natura, oltre ai dolcetti sperduti, vive felicemente ogni sorta di bestiola straordinaria e immaginaria: unicorni, grifoni, draghi...e via dicendo con i più bizzarri mirabilia dei bestiari medievali. L’isola è puntinata di turriti castelli, e sotto un cielo blu di lapislazzulo, si respira un’atmosfera confusamente allegra, un misto tra il bengodi del Calandrino di Boccaccio e i colori del Paese del Cucù di LegoMovie.
Avril -Les Très Riches Heures du duc de Berry, codice miniato 1412-1416
Lì in mezzo, come in ogni Hortus Conclusus che si rispetti zampilla una meravigliosa fonte della giovinezza, dove i miei cari dolci vecchierelli possono farsi il bagno e ringiovanire immediatamente come nella più verde speranza umana.

La fonte della giovinezza, Maestro del castello della Manta (Sala Baronale).
I vapori di questa magica fonte mitigano il clima di tutta l’Isola, così che gli uomini e le donne che (fortuna loro) vi abitano, non si complicano l’esistenza con i rigori labirintici della civiltà, ma passano il tempo a godere la bellezza, la luce e la poesia amoreggiando tra loro come fidanzatini di Peynet, o come i ragazzi che si amano...altrove molto più lontano della notte, molto più in alto del giornonell'abbagliante splendore del loro primo amore!*
L’isola è sfuggente, azzurra, e profumatissima, ma attenzione, come ammonisce Gozzano (o Guccini), se il pilota avanza, rapida si dilegua come parvenza vana, tingendosi d’azzurro color di lontananza!** Insomma, se non leggete questo blog, trovare l’Isola non è così facile... chi ci è stato però ne è entusiasta e racconta meraviglie, come tale Francis Bacon frequentatore di amabili Utopie: “Abbiamo case del profumo, in cui pratichiamo esperimenti del gusto. Moltiplichiamo gli odori, il che può sembrare strano. Imitiamo gli odori facendoli uscire tutti da misture diverse da quelle che li producono. Produciamo diverse imitazioni, tanto da ingannare il gusto di qualunque uomo. In questa casa teniamo anche un laboratorio di confetture, dove produciamo tutti i dolci, quelli secchi, quelli morbidi, e diversi e piacevoli tipi di vino, latte, brodo, insalata, in ben più ricca varietà rispetto a ciò che avete voi”.***
Ecco, non da ultimo, sull’Isola dei dolci sperduti si sperimenta e si crea!
Il percorso di riabilitazione per dolci antichi che vogliono trasferirsi a vivere in questo curioso angolino del mio blog è completamente gratuito. Spargete la voce amici, si cercano abitanti vecchierelli, per popolare un’Isola meravigliosa...

A presto, la vostra Betulla.





*Jacques Prévert, I ragazzi che si amano, Paroles 1946.
**Guido Gozzano, La più bella, La Lettura, 1913, musicata da Francesco Guccini come L'Isola non trovata nell'omonimo album del 1970.
***Francis Bacon, New Atlantis, 1627.


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